Pagina (484/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Canzone, io porto ne la mente donnatal, che con tutto ch'ella mi sia petra,
      mi dà baldanza, ond'ogni uom mi par freddo;
      sì ch'io ardisco a far per questo freddola novità che per tua forma luce,
      che non fu mai pensata in alcun tempo.
      Vantando la novità della sestina Dante sembra che alluda alla sua novità metrica (sestina doppia), ma egli allude invece evidentemente all'arditezza e complicazione dello stile. Soltanto quest'ipotesi spiega che Dante potesse vantarsi di fare questa novità per questo freddo, cioè in tempo di persecuzione, a causa della persecuzione e in tempo di abbandono e di disperazione generale, perché inventare un metro nuovo e più complicato mentre faceva freddo, sarebbe stato proprio un vanto assai ridicolo! Nuovissimo era invece fare un gruppo di canzoni ove si velasse l'odio con apparente amore di tono sadico e mescolando parole d'odio e parole d'amore per due diversi soggetti, per mettere sempre meglio l'idea arditissima a riparo della «gente grossa».
      CIII. L'ultima, la più terribile delle pietrose, non è in realtà se non una serie di esplicite contumelie e di minacce, di imprecazioni per la guerra spietata che fa la pietra (la Chiesa corrotta) al poeta, per la necessità in cui egli si trova di nascondersi, dice: «Per tema non traluca lo mio pensier di fuori».
      Il poeta dichiara nella prima strofe di voler essere aspro nel suo parlare come è nei fatti la donna (la Chiesa) che ha natura cruda e si veste di diaspro tale che Amore (la setta) non riesce a colpirla, mentre essa invece uccide gli altri (si noti il poeta dice «ella ancide» in genere, non parla di sé solo) e i suoi dardi «giungono altrui e spezzan ciascun arme»!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Dante Dante Chiesa Chiesa Amore