C'è una donna, la Chiesa, la quale ha piagato col suo odio e con la sua corruzione il cuore di Dante e nello stesso tempo gli toglie, gli nasconde, gl'invola quella verità santa che è la cosa che Dante più ama. Contro quella donna, contro quella «pietra», Dante scaglia la sua canzone dal doppio taglio e nel suo ultimo verso: «Che bell'onor s'acquista in far vendetta», non allude a una molto volgare e plebea vendetta contro una donna, che dopo tutto non avrebbe altra colpa che di resistere, ma parla dell'alta, della nobile, della santa vendetta che scagliandosi contro la Chiesa corrotta e fendendole il cuore, deve liberare in essa e da essa la santa verità prigioniera che essa invola: il Fiore chiuso nel castello, la donna seppellita viva sotto la pietra!
Canzon, vattene dritto a quella donnache m'ha ferito il core e che m'invola
quello ond'io ho più gola,
e dàlle per lo cor d'una saetta;
ché bell'onor s'acquista in far vendetta.
Io prego il lettore spregiudicato di confrontare questa concezione delle canzoni pietrose con la comune interpretazione letterale che ci mostra un Dante, il Dante della maturità, il Dante che scriveva già il Poema Sacro della redenzione umana, o almeno il nobile Convivio dell'umana saggezza, fremente di acida e scomposta lussuria per un oggetto che nessuno mai ha con serio fondamento identificato!
3. La canzone: «Tre donne» fatta «di color nuovi»
CIV. Sono costretto a parlare di questa importantissima canzone con una brevità quasi schematica, per le troppe cose che ci sarebbero da dire intorno a essa.
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