Marco Lombardo, parlando della corruzione presente nel mondo per colpa della Chiesa, dice che però ci sono ancora tre vecchi nei quali l'antica età rampogna la nuova e che aspettano «una vita migliore»:
Ben v'èn tre vecchi ancora in cui rampognal'antica età la nova, e par lor tardo
che Dio a miglior vita li ripogna(561).
Marco Lombardo dà a questi tre vecchi il nome di tre nobili uomini del tempo: Corrado da Palazzo, Guido da Castello, Gherardo da Cammino. Ma appaiono delle cose abbastanza strane che fanno pensare che Dante in quei tre vecchi abbia voluto rappresentare tre sette, ancora rimaste fedeli all'idea della Chiesa pura e che aspettavano una «miglior vita» in un senso molto più interessante, cioè nel senso di attendere il «tempo verde» della Chiesa rinnovata e purificata. Marco Lombardo, infatti, parlando di Guido da Castello dice:
. . . . . . . che me' si nomafrancescamente «il semplice Lombardo».
Ora si tratta di un particolare ozioso e di un vero soprannome, oppure quel «semplice lombardo» detto, si noti, francescamente, doveva suonare semplicemente «Pauvre Lombard»? Ecco un indizio che si possa trattare di un personaggio nel quale era adombrata una setta e precisamente la setta dei «Pauvres Lombards» che era proprio in questa direzione d'idee. Ma continuiamo. Marco ha nominato il buon Gherardo. Dante fa il nesci e domanda chi sia questo buon Gherardo. Marco gli risponde, ma sentito il tono di sottinteso settario che c'è nelle sue parole le quali, pare, vogliano suonare veramente così: «Me lo domandi proprio perché non lo sai o vuoi farmi dire più esplicitamente quello che non devo dire, cioè chi sia veramente il buon Gherardo?
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