.. e che puotesi chiamare dissimulazione(571)». Accenna poi a un perdono che Dante aspetta e desidera e che naturalmente coloro che non conoscono di Dante se non la storia esterna politica, credono che sia un perdono invocato dai cittadini malvagi che lo avevano esiliato e contro i quali egli ha parlato sempre di giustizia e di dignità e non mai di perdono! Questo perdono si riferisce probabilmente a quella tale colpa della quale parla Dante nel mezzo della canzone, e non è chiesto a li cittadini malvagi, bensì ai «Fedeli d'Amore».
Canzone, uccella con le bianche penne;
canzone, caccia con li neri veltri,
che fuggir mi convenne,
ma far mi poterian di pace dono.
Però nol fan che non san quel che sono:
camera di perdon savio uom non serra,
ché 'l perdonar è bel vincer di guerra.
Questa canzone fatta così di «color novi» è soltanto una celebrazione delle rinnovate speranze della setta dei «Fedeli d'Amore» di fronte alla decadenza e alla persecuzione patita dalle altre sette fedeli all'antica purità cristiana? O è forse la proclamazione della nuova dottrina «d'Amore», quella dei due dardi, cioè della Croce e dell'Aquila che Dante fa a tutte le sette affini come offerta di una nuova speranza, come profezia nuova del ristabilimento dell'Impero?
O è forse un rapporto segreto diffuso tra i «Fedeli d'Amore» riferentesi ad avvicinamenti e trattative compiuti tra un gruppo di sette più o meno affini, tra le quali quella dei «Fedeli d'Amore», che Dante ha in certo modo rappresentato nelle trattative delle quali ha poi informato velatamente i confratelli, ricordando insieme questo suo nuovo fervore e un suo antico allontanamento del quale non vorrebbe fosse conservato ricordo?
| |
Dante Dante Dante Amore Amore Amore Croce Aquila Dante Impero Amore Amore Dante
|