Non abbiamo ancora elementi sufficienti per azzardare una soluzione definitiva. Di tutta questa materia conosciamo ancora troppo poco, ma è certo, che chi ha sentito il sapore di quest'interpretazione iniziatica (per quanto essa possa essere ancora imperfetta e forse in qualche particolare, erronea), troverà molto insipidi tutti gli altri tentativi di porre mano ai panni di questa bella donna e le altre pretese di averne colto il «dolce pome» rifriggendo il senso letterale e dandocelo per senso recondito.
4. Le rime varie del tempo dell'esilioAccennerò brevemente alle altre poesie del Canzoniere che hanno una qualche importanza.
CVI. La canzone: Doglia mi reca ne lo core ardire, è originalissima e molto interessante per la sua speciale struttura simbolica. Per intenderla bisogna richiamarsi al sonetto già citato: Due donne in cima de la mente mia. In esso la coppia «bellezza e virtù» identificate nelle due donne, l'una accompagnata dalle tre virtù teologali e l'altra dalle quattro cardinali, sta a significare la solita coppia contemplazione e operazione (assommate in Sapienza e Giustizia, Croce e Aquila).
Orbene, in questa canzone (nella quale il poeta dice chiaramente a un certo punto, di discendere in costrutto più lieve, perché «raro sotto benda / parola oscura giugne all'intelletto») Dante ha ripreso quello stesso motivo di velato simbolismo. Le donne che hanno la bellezza sono gli «adepti» che possiedono la «Sapienza». Di fronte a esse stanno gli uomini (comuni), tra i quali si mette Dante stesso per seguire la logica del suo simbolizzare (visto che non poteva farsi passare per «donna»), i quali dovrebbero avere virtù, «giustizia», essere operativi.
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