È la Chiesa che ha tentato invano di attirare Dante a sé fuori della setta: è la Chiesa che è in forza di cruda gente e dovrebbe essere in forza di Dio o d'Amore. Dante ha fatto sapere d'aver resistito a una sua lusinga. Aldobrandino Mezzabati riprende l'immagine di Dante e in maniera molto involuta viene a dire che Lisetta (la Chiesa) non potrà impossessarsi dell'anima di Dante se non quando la sua bellezza sarà liberata dalla «schifezza che di viltà sente», e allora Amore le concederà l'accesso alla «rocca» che egli guarda.
CXVI. La canzone: Amor da che convien, non può essere intesa se non legata all'epistola a Moroello Malaspina con la quale nei codici essa si trova accompagnata.
In quell'epistola Dante scrive di mandare la canzone quasi «sotto forma d'oracolo(575)» perché Moroello (leggendo la canzone e credendola veramente una canzone d'amore) non creda per caso che il suo servo (Dante) si sia lasciato incarcerare (da una vera donna). Egli fa sapere poi che arrivato «Juxta Sarni fluenta» gli era apparsa una «donna meravigliosa perfettamente conforme a tutti i suoi desideri per costumi e per aspetto». Dante dice di essersi stupito all'apparizione di lei, ma susseguentemente allo stupore è subentrato il terrore di un tuono. Ora Dante è dunque tenuto, egli dice, da un amore terribile e imperioso, tornato in lui come un signore discacciato dalla sua patria che torni dopo lungo esilio, e tutto ciò che è contrario a esso ha ucciso, espulso o legato. «Uccise pertanto quel lodevole proposito per il quale mi astenevo dalle donne e dai canti delle donne e (questo è interessantissimo) le «meditationes assiduas, quibus, tam celestia quam terrestria intuebar, quasi suspectas, impie relegavit».
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