Cioè egli (l'Amore) relegò come sospette quelle assidue meditazioni con le quali io ero intento sì alle cose celesti come alle terrestri. Il Poeta conclude: «Regna pertanto in me amore senza che nessun'altra virtù gli resista, e com'egli mi governi ricercatelo più sotto fuori dal seno delle presenti parole» (cioè nella canzone che segue).
Che cosa significa tutto ciò?
Non è facile riannodare tutti i particolari, ma è chiaro che Dante è stato ripreso appassionatamente dal suo amore per la Sapienza santa, che essa gli è apparsa in un'idea perfettissima e l'ha rinnamorato violentemente di sé, tanto che lo costringe a riprendere le sue poesie d'amore e a relegare (si noti bene) come sospette anche quelle meditazioni assidue (filosofiche, razionalistiche, quelle del Convivio) con le quali egli studiava le cose terrene e le celesti. Dante è dunque ancora e di nuovo sotto il dominio della sua passione per la mistica Sapienza santa. E questa canzone annunzia il Poema Sacro, perché sarebbe incredibile e assurdo che Dante, mentre scriveva o iniziava la Commedia, parlasse di una donna a lui apparsa «perfettamente conforme ai miei voti e ai miei auguri sì per i costumi che per la bellezza» e che fosse altra donna che non Beatrice!
Ma mentre la lettera parla di una «donna meravigliosa perfettamente conforme ai miei voti sì per i costumi che per la bellezza» la canzone riprende il tono angosciato e combattivo delle «Pietrose» e parla d'una donna «bella e ria» e di una «nimica figura» e simili.
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