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      Strofe prima. Amore (della Sapienza santa), poiché io devo esprimere i miei sentimenti in modo che la gente estranea mi ascolti e quindi devo mostrarmi spento della mia vera virtù di Sapienza che io non posso rivelare, fa in modo che io sappia simulare (piangere) come io voglio.
      Tu, Amore, esigi che io parli (apparentemente) come un morto (che io muoia), cioè come un fedele della Chiesa corrotta, ma chi mi scuserà se io, malgrado ciò, non riesco a dire quello che tu, Amore della verità santa, mi fai sentire? E se tu Amore, mio signore, fai sì che io possa tanto parlare per quanto io soffro tu fa in modo che questa rea (la Chiesa) non possa udire (intendere) quello che io dico prima del mio morire, perché se essa comprendesse veramente quello che io sento, il suo aspetto diverrebbe per me anche meno bello (più avverso)(576).
      Amor, da che convien pur ch'io mi dogliaperché la gente m'oda,
      e mostri me d'ogni vertute spento,
      dammi savere a pianger come voglia,
      sì che 'l duo/ che si snodaportin le mie parole com'io 'l sento.
      Tu vo' ch'io muoia, e io ne son contento:
      ma chi mi scuserà, s'io non so direciò che mi fai sentire?
      Chi crederà ch'io sia omai sì colto?
      E se mi dai parlar quanto tormento,
      fa, signor mio, che innanzi al mio morirequesta rea per me nol possa udire;
      ché, se intendesse ciò che dentro ascolto,
      pietà faria men bello il suo bel volto.
      Strofe seconda. Io non posso fuggire senza che l'immagine (della Chiesa che mi perseguita) non mi segua sempre, mentre l'anima me la rappresenta bella (in quanto contiene la verità) e pure ria.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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