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      L'anima la guarda e, mentre è piena del gran desiderio (della Sapienza santa che essa contiene), che essa trae a me dagli occhi, l'anima si adira contro se stessa per il fuoco di passione con il quale essa arde. Come mi può guidare la mia ragione in tanta tempesta? La mia angoscia parla in modo da farsi intendere e da far riconoscere il merito degl'occhi miei che sanno in tanta tempesta discernere la verità.
      Io non posso fuggir, ch'ella non vegnane l'imagine mia,
      se non come il pensier che la vi mena.
      L'anima folle, che al suo mal s'ingegna,
      com'ella è bella e riacosì dipinge e forma la sua pena:
      poi la riguarda, e quando ella è ben pienadel gran disio che de li occhi le tira,
      incontro a sé s'adira,
      c'ha fatto il foco ond'ella trista incende.
      Quale argomento di ragion raffrena,
      ove tanta tempesta in me si gira?
      L'angoscia che non cape dentro, spirafuor de la bocca sì ch'ella s'intende,
      e anche a li occhi lor merito rende.
      Strofe terza. La nemica figura (la Chiesa), che rimane (nel mondo) vittoriosa e fiera e signoreggia la volontà degli uomini, fa in modo che io vagheggi lei «colà dov'ella è vera», cioè nella Sapienza santa che essa contiene, come il simile (sapiente) cerca il suo simile (Sapienza). Conosco il pericolo di questo avvicinarsi alla Chiesa corrotta, ma non posso fare diversamente. Quando io però mi avvicino a lei (alla Chiesa), parmi udire parole (che vengono dagli adepti) che dicono: «Vie via vedrai morir costui» (cioè vedrai Dante darsi interamente alla Chiesa corrotta abbandonando la Sapienza santa ed essere quindi «morto»). Allora io tento rivolgermi per vedere a chi mi raccomandi (se cioè vi siano amici settari che mi confortino) e intanto (mentre gli amici della setta credono che io mi sia dato alla Chiesa) mi scorgono, mi sorvegliano e minacciano gli occhi della Chiesa che mi uccidono a gran torto.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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