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      In altri termini: «Io sono in condizione da essere in odio e in sospetto così alla setta come alla Chiesa».
      La nimica figura, che rimanevittoriosa e fera
      e signoreggia la vertù che vole,
      vaga di se medesma andar mi fanecolà dov'ella è vera,
      come simile a simil correr sole.
      Ben conosco che va la neve al sole,
      ma più non posso: fo come coluiche, nel podere altrui,
      va co' suoi piedi al loco ov'egli è morto.
      Quando son presso, parmi udir paroledicer «Vie via vedrai morir costui!».
      Allor mi volgo per vedere a cuimi raccomandi; e 'ntanto sono scorto
      da li occhi che m'ancidono a gran torto.
      Strofe quarta. Amore della Sapienza santa, tu sai quale io divengo in queste condizioni nelle quali io rimango (apparentemente per alcuni) senza vera vita di Sapienza. Quando mi risollevo, io mi considero tra la ferita che mi fece Amore (la setta) quando divenni servo d'amore, e quel «trono» che mi giunse addosso, cioè quello stato di pericolo e di minaccia (che viene dalla Chiesa) che comincia quando comincia il dolce riso dell'Amore e poi lascia la faccia lungo tempo oscura, perché lo spirito non si rassicura di fronte alla minaccia della Chiesa(577).
      Qual io divegno si feruto, Amore,
      sailo tu, e non io,
      che rimani a veder me sanza vita;
      e se l'anima torna poscia al core,
      ignoranza ed obliostato è con lei, mentre ch'ella è partita.
      Com'io risurgo, e miro la feritache mi disfece quand'io fui percosso,
      confortar non mi possosì ch'io non triemi tutto di paura.
      E mostra poi la faccia scoloritaqual fu quel trono che mi giunse a dosso;


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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