30.
Nella bocca centrale di Lucifero, Giuda, il traditore della Croce:
nelle bocche laterali di Bruto, e Cassio, i traditori dell'Aquila.
31.
A un'estremità dell'asse morale della Terra, sul Golgota, il luogo del legno della Croce:
all'estremità opposta, sulla cima del legno del peccato, la sede dell'Aquila.
Di tutte queste simmetrie e della dottrina che esse espongono segretamente, ho dato diffusamente ragione e ho discusso altrove(581). Qui, ai fini speciali di questo libro, che vuol porre il problema dei rapporti tra il contenuto segreto della Divina Commedia e la dottrina dei «Fedeli d'Amore», m'interessa soprattutto ripetere che secondo Dante basterà che l'Aquila riprenda le sue penne e torni a Roma (riponendosi con ciò sulla cima dell'albero della scienza del bene e del male in simmetria con la Croce che sta al piede), perché essa possa liberare dall'ingiustizia la via della «piaggia», perché sia di nuovo sanata la piaga nel fianco dell'umanità (il Veglio di Creta) onde discendono i fiumi della perdizione. Allora l'albero della giustizia originale sarà di nuovo rinverdito; ma allora sul Carro della Chiesa, invece della cupida meretrice, sarà di nuovo quella divina Sapienza per portare la quale esso fu creato, quella che i «Fedeli d'Amore» e Dante stesso hanno ricercato con la loro ardente passione e celebrato sotto il simbolo della «donna amata», perché non la trovavano più tra la corruzione e gli errori della Chiesa presente.
Con questa dottrina, però, Dante doveva sembrare evidentemente troppo ligio alla Chiesa di fronte ai più radicali «Fedeli d'Amore», mentre sarebbe parso troppo ardito alla Chiesa stessa in quanto presumeva di escluderla completamente da ogni ingerenza nella vita attiva e di porre accanto alla Croce, come forza salvatrice dell'umanità, l'Aquila.
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