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      Quella era «pietra», quella era «morte», quella era «meretrice». Infatti se Pietra non appare in persona, Dante si fa dire da Beatrice una stranissima cosa, e cioè, ch'egli non intende bene il dramma dell'albero dispogliato e la parte che ha in esso l'intervento dell'Impero, in quanto egli è «nell'intelletto fatto di pietra e impietrato tinto» sì che è abbagliato dalla parola rivelatrice della Sapienza.
      Dante in questo stranissimo passo ha voluto dire che se l'uomo non comprende che l'albero santo dev'essere rinverdito con il ritorno dell'Aquila e che soltanto il ritorno dell'Aquila ristabilirà le condizioni della redenzione, se l'uomo questo non comprende, ciò accade perché egli è impietrato, cioè perché la Chiesa corrotta, quella che impietrava, (quella «Pietra di fuor che dentro pietra face») lo ha ingannato nascondendogli la verità santa della Croce e dell'Aquila, affermando con menzogna che spettavano a lei i diritti dell'Impero, occultandogli la parte che ha l'Impero nella redenzione, cioè la parte che ha l'Aquila nel rinverdimento dell'albero della Giustizia originale. Il famoso discorso di Beatrice nel Canto XXXIII del Purgatorio suona in realtà così: «Sappi che la Chiesa vera non esiste più: il vaso che il serpente ruppe fu e non è. Ma l'Aquila non sarà senza reda, sarà ristabilito l'Impero da un Cinquecento diece e cinque messo di Dio che ucciderà la falsa dottrina e il falso potere civile al quale essa è asservita, e che stanno sul carro della Chiesa: la Fuia e il Gigante.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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