I primi commenti della Divina Commedia furono scritti in un ambiente di appassionatissima discussione sull'ortodossia di Dante poco prima e poco dopo che il rogo della Monarchia minacciasse le pagine del sacro Poema. Furono scritti talora proprio per presentare un Dante perfettamente ortodosso e salvare lo stesso Poema che, inteso nel suo senso vero, avrebbe seguito la sorte della Monarchia. Di quello che realmente si diceva di Dante fuori dell'ambiente dei commentatori ci restano però tracce ben chiare nelle parole, per esempio, del Padre Vernani il quale affermava che Dante «con dolcissimi canti di sirena attirava frodolentemente non solo gli animi infermi ma anche gli studiosi alla morte della verità che dà la salute(591)»; e più ancora nelle parole di Antonio Pucci che gettano un così importante lampo di luce su tutto questo mondo e sulle quali la critica positiva trascorre con la consueta cecità. Antonio Pucci, nel suo capitolo in onore di Dante, nel Centiloquio, descrive il pianto delle sette gran donne, che sono le Scienze, per la morte di Dante. E dopo queste sette donne viene anche la Teologia ad annunziare in una forma alquanto strana che Dante sarà immortale, ma dopo che questa santa Teologia ha così parlato, il poeta riceve un solenne e misterioso ceffone per aver voluto guardare da vicino a queste tali scienze di Dante.
Io m'appressai, per guardar l'altre fiso,
e l'una disse: «Che guardando vai,
idiota e matto?» e diemmi una nel viso;
talché per la percossa i' mi destai,
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