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      e per l'affanno portato nel sogno,
      di lagrime bagnato mi trovai.
      Questi sogni dei poeti sono tutti molto logici e questo tal ceffone dopo il quale il poeta si trova bagnato di lagrime (ricordarsi pianto = simulazione) deve avere il suo perché e il poeta ha certamente voluto dire: ci sono tutte queste scienze in Dante e c'è anche la Teologia, ma non guardate troppo per il sottile quello che c'è, perché non si deve guardare da vicino che specie di scienze Dante chiudeva nella «Commedia»(592).
      Ma che intorno al Poema di Dante sia stato un gran sussurrare di «Fedeli d'Amore» che ne parlavano in senso del tutto diverso da quello che noi potremmo immaginare, risulta soprattutto da L'Acerba e da un famoso sonetto attribuito a Cino da Pistoia contro la Divina Commedia, e al quale ho accennato più volte. Esso spira chiaramente l'odio settario contro Dante. Se il sonetto è di Cino (cosa che mi sembra assai poco probabile), bisogna ritenere che egli l'abbia scritto qualche tempo dopo la sua canzone per la morte di Dante e quando, avendo conosciuto per intero e inteso bene la Divina Commedia, l'aveva trovata disforme nel suo spirito da quello ch'egli desiderava.
      Il sonetto fa due accuse a Dante che la critica positiva prende alla lettera, quantunque siano assolutamente scimunite. Afferma infatti che l'anima di Dante sta in luogo men bello (evidentemente all'Inferno) per due ragioni; la prima è ch'egli non ha nominato nel Poema Onesto da Boncima (quasicché avesse avuto l'obbligo di nominare tutti i poeti suoi contemporanei e fosse addirittura da dannarsi all'Inferno per averne trascurato uno che non era certo il più famoso). L'altra ragione per la quale Dante sta all'Inferno è ch'egli nel Paradiso, dove ha visto la sua Beatrice, non ha riconosciuto «l'unica fenice che con Sion congiunse l'Appennino». La critica positiva e bonacciona dice: «Sarà stata Selvaggia questa unica fenice», e non si accorge che il Poeta sta parlando di Beatrice e usa l'espressione non riconobbe (non già l'espressione non vide), il che vuol dire che Dante vide qualche cosa e precisamente Beatrice, ma non riconobbe in lei l'unica fenice.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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