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      e so ch'a noi non fe' mai retornoché so disio sempre lui tenne dentro:
      de lui mi dol per so parlar adorno(596).
      Ma contro il grande che aveva rotto la tradizione settaria per rinnovare la formula della sua fede non si scagliavano soltanto gli odii dei settari rimasti estranei alla sua riforma, si protendevano l'ammirazione e l'amore di coloro che lo avevano seguìto e che avevano visto per opera sua la santissima «Rosa» e la divina Beatrice, attingere una meravigliosa glorificazione.
      Il principale di questi «Fedeli d'Amore» che seguirono Dante si chiama Giovanni Boccaccio, e di lui e della glorificazione che egli fece del divino Poeta, parleremo in seguito; ma intanto devo ricordare qui l'esistenza di uno strabiliante sonetto di un «Fedele d'Amore», di quello stesso Nicolò de' Rossi che definiva come excessus mentis l'ultimo grado dell'amore, sonetto nel quale dopo che è morto Dante si afferma niente di meno che Beatrice è ancora viva e che si trova in un certo luogo noto al poeta e vestita di nero! Come mai la moglie di messer Simone de' Bardi defunta da più di trent'anni andava girando per il mondo dopo la morte di Dante? E se ci andava come simbolo della teologia ufficiale, perché mai andava vestita di nero? In verità essa non era né la moglie di Simone de' Bardi né la teologia ufficiale. Era la Sapienza santa, venerata dai «Fedeli d'Amore», che essi descrivevano sempre come velata. «La bella vista coverta d'un velo», diceva Cecco d'Ascoli, e Francesco da Barberino dice che i suoi capelli erano d'oro e «sempre velati», non solo, ma Cino la chiamava «l'oscura» dicendo:


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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