Prima pseudo-obiezione. «Con questo attribuire alla poesia d'amore e a Dante in particolare tendenze eterodosse, si vuole attaccare la Religione Cattolica: si tratta di una malefica opera del demonio».
Rispondo. Per quanto riguarda il Rossetti non si può negare che il suo odio politico contro la Chiesa lo abbia trascinato a qualche esagerazione. E a esagerazioni anche maggiori nello stesso senso fu tratto l'Aroux dal suo zelo ortodosso. Ma oggi, allo stato della nostra cultura, se qualcuno avesse voglia di attaccare il Cattolicesimo e, invece di dirigersi sulle fonti storiche che costituiscono la sua base, perdesse tempo a dimostrare che Dante, già ricercato dalla Chiesa dopo morto per essere bruciato come eretico, scriveva poesie per celebrare la Sapienza della Chiesa primitiva contro la Chiesa carnale corrotta, e che qualche cosa di simile facevano: Federico II, l'Imperatore scomunicato, Guido Cavalcanti, noto come miscredente, Cecco d'Ascoli, bruciato vivo dalla Chiesa, e altri simili, e credesse con questo mezzo d'attaccare o scalzare efficacemente il Cattolicesimo, sarebbe semplicemente uno sciocco. Il diavolo che lo consigliasse così dovrebbe essere un diavolo alquanto idiota:
1. Perché il Cattolicesimo si fonda su ben altre forze che non sull'adesione di questi poeti, già messa molto in dubbio.
2. Perché la Chiesa di oggi è ben altra cosa da quella dei secoli XIII e XIV e, se non è il perfettissimo carro di Beatrice sognato da Dante, non è certo quella «morte» o quella «pietra» che vedevano Dante e i suoi nella Chiesa di Bonifazio VIII, di Clemente V o di Giovanni XXII. Torna anzi in ogni modo a vanto dell'idea cattolica il fatto che questi poeti, e specialmente il più grande di essi, anche attraverso quell'odiata corruzione, abbiano sempre potuto vedere nella Chiesa un contenuto di divina Sapienza e cercato di liberarlo amandola «colà dov'ella è vera», anche quando imprecavano contro di essa.
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