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      A questo proposito però mi preme di riaffermare chiaramente due cose.
      1. Che se vi saranno alcuni i quali si dorranno che questa interpretazione, sovvertitrice delle vecchie idee, venga a turbare il sapore puramente lirico di alcune poesie, se essi sono persone veramente di gusto, dovranno riconoscere che queste poesie liricamente perfette, sono pochissime, certo non più di una decina in tutto (Tanto gentile e tanto onesta pare; Guido vorrei che tu e Lapo ed io; Io fui 'n sull'alto en sul beato monte, ecc.) e che, se anche la sensibilità lirica di questi lettori venga a essere turbata a proposito di questa diecina di poesie, il loro intelletto di persone serie deve compiacersi che in compenso centinaia e centinaia di altre poesie fredde, contorte, sciocche o incomprensibili, acquistino un significato vero e una vita profonda.
      Che per quanto riguarda l'umanità di questi poeti, essa viene dalla mia interpretazione rivendicata e chiarita.
      Essi erano stati messi dalla critica consueta fuori dell'umanità per quel loro amore ambiguo, indefinito per la donna che è angelo, per l'angelo che è donna, per l'essere mezzo angelo e mezza donna, mezzo realtà e mezzo simbolo, che in uno stranissimo ondeggiamento d'immagini va su e giù fra il cielo e la terra, toccando l'Empireo con la testa e il lastrico delle vie di Firenze con i piedi. Tutto ciò era fuori dell'umanità. È invece perfettamente e chiaramente umano il fatto che questi poeti abbiano avuto dinanzi allo spirito un'idea: la Santa Sapienza è un simbolo di quest'idea: la donna; due cose perfettamente chiare e definite che si sovrappongono per motivi talora artistici, talora pratici, come qualunque simbolo si sovrappone all'idea che esso rappresenta.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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