Di esprimere in modo simbolico, artificioso, segreto, quando fosse necessario (come era necessario per loro) ci sentiamo noi tutti capacissimi: di amare e di cantare con dei versi quasi sempre mal comprensibili e in comitiva e mescolando l'amore con la morale e con la politica, per quelle inafferrabili pseudo-donne delle quali ho parlato prima, noi uomini sani di oggi non ci sentiremmo capaci.
Ecco in che senso la mia interpretazione riporta questi poeti immensamente più vicini a noi. Ecco in che senso essa rivendica la disconosciuta umanità della loro poesia.
La donna è una cosa umana; l'idea della Divina Sapienza è una cosa umana; il simbolizzare questa in quella è una cosa umana; inumana è l'ondeggiante, ibrida, indefinita mescolanza delle due cose. Inumana è la moglie di Simone de' Bardi sul carro tirato da Gesù Cristo, inumana è la Divina Sapienza che dal carro della Chiesa, con a destra le virtù teologali, a sinistra le cardinali, rimprovera Dante d'avere passeggiato avanti alle rivali della moglie di Simone de' Bardi. Inumano è l'assurdo conflitto di questa moglie di Simone de' Bardi già morta, con la Filosofia e della Filosofia con la moglie morta di messer Simone. Inumana è la «donna mia» di Guido Cavalcanti con gli occhi pieni di «spiriti d'amore» alla quale, a un certo punto, escono fuori dalla bocca altre due donne e una stella. Inumano è l'amore del Cavalcanti per una certa Monna Vanna, il quale amore viceversa prende «loco e dimoranza nell'intelletto possibile»!
Umano, invece, ripeto, e risuonante attraverso una tradizione millenaria nella Bibbia, nei libri di Averroè, nei libri di Sant'Agostino, nei libri di Riccardo da San Vittore, nella poesia degli Arabi e dei Persiani, l'esaltazione di un'alta, mistica idea sotto la figura di una donna amata.
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