Prometto che se mi si farà conoscere un gruppo di poeti che non solo parlavano d'amore con formule e stile analogo, ma che amalgamavano oscuramente l'amore con la filosofia, la religione e la politica, se mi si farà vedere che questa gente, mentre parlava d'amore, ardeva tutta di problemi filosofici come Dante, Guinizelli, Cavalcanti, Francesco da Barberino e Cecco d'Ascoli, se mi si farà vedere che una parte delle loro poesie sono incomprensibili e assurde letteralmente e mi si tradurranno nella loro massa in modo che abbiano un verace intendimento, che mi si mostrerà inquadrato armonicamente in un ambiente storico, converrò che anche altrove si può dimostrare che l'amore ha servito di velo a idee mistiche e settarie. Mi piace ricordare a questo proposito una spiritosa parodia che il Perès fece delle interpretazioni naturalistiche dei miti antichi e specialmente di quelle dottrine che riducevano le storie degli eroi ai miti solari. In un suo fortunato libretto: Comme quoi Napoléon n'a jamais existé, egli mostrò che, applicando i metodi dell'interpretazione naturalistica alla vita di Napoleone, si poteva dimostrare che Napoleone era un mito solare.
Come fece? Così: la vita di Napoleone è costituita, si può dire, da migliaia di avvenimenti particolari, è connessa con migliaia di nomi di uomini, di città, ecc. Egli scelse, in queste centinaia di migliaia di particolari, dieci o quindici di essi, che con ingegnosità non priva d'eleganza, si potevano assimilare ad altrettanti particolari del fenomeno solare.
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