E non si può dire davvero che la tradizione di Dante influenzato dallo gnosticismo venga a contrastare con quella di Dante templare. Lo gnosticismo accompagnava delle sue venature invisibili tutti i movimenti spirituali che venivano dall'Oriente e s'intrecciava mirabilmente con tutto il fermento religioso medioevale suscitato qua e là dall'idea sempre diversa e in fondo sempre uguale, che alla Chiesa corrotta si dovesse opporre la santa Sapienza originaria, contenuta e pur non rivelata o disconosciuta o tradita, dalla Chiesa stessa.
Ma quali furono i rapporti di questi «Fedeli d'Amore» con tutti gli altri movimenti settari che pervasero l'Europa, intensissimi proprio in tutto il tempo nel quale la poesia amatoria fu in fiore? Quali i loro rapporti con i Catari, con i Patarini, con quell'indefinita massa di eretici che si strinse intorno a Ludovico il Bavaro, quando egli discese in Italia poco dopo la morte di Dante e i suoi fautori presero a difendere i diritti di lui proprio sulla base della Monarchia di Dante, come racconta il Boccaccio?
Sono tutti problemi che potranno avere la loro soluzione soltanto dopo ben più vaste indagini. Ripeto però che secondo la mia impressione di oggi il movimento dei «Fedeli d'Amore», pur entrando in quel fluttuare di movimenti religiosi e politici nei quali le sette si formavano, confluivano l'una nell'altra, si scindevano e spesso si confondevano fra loro, conservò un carattere aristocratico e colto che lo tenne ben distinto da tutte le forme di eresia popolari e diffuse.
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