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      E altrettanto vasto e complesso quanto il problema dell'estensione di quel movimento è il problema della sua durata. Lasciamo da parte coloro che affermano la contiguità di quel movimento con i movimenti settari contemporanei: essi sono probabilmente illusi da alcune forme esterne, comuni al settarismo di tutti i tempi e dicono cosa assolutamente inconsistente se pretendono di riallacciare lo spirito dei «Fedeli d'Amore» allo spirito, per esempio, della Massoneria moderna nostrana. Bisogna pensare che i riti iniziatici e il gergo segreto scendono giù giù dai vertici delle unioni mistiche fino alle più volgari associazioni a delinquere, cioè fino alla camorra, alla malavita, alla mafia, ed è altrettanto sciocco il voler nobilitare certe sette segrete dei giorni nostri ricollegando il loro formalismo esterno con quello di altre sette dei secoli passati, di diversissima natura, quanto il ripugnare ad ammettere che in mezzo a un divampare di roghi e sotto un ferreo dominio della Chiesa, uomini come Dante abbiano potuto usare il gergo segreto solo perché oggi in tutt'altro mondo il gergo segreto e le unioni settarie sono adoperate soltanto per ragioni assai meno nobili di quelle di Dante(620).
      Il problema della durata del movimento dei «Fedeli d'Amore» è già abbastanza arduo anche se si ponga in limiti molto ristretti con questa domanda: per quanto tempo si continuò a vestire d'un gergo amatorio le idee settarie nella letteratura italiana? Naturalmente non rispondo a questa domanda perché mi riserbo di farlo, se potrò, dopo qualche altro anno di studio.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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