Comunque, la trasformazione che riportò la poesia d'amore a essere vera poesia d'amore dovette operarsi per passaggi graduali. Credo che vi siano stati nell'epoca posteriore a Dante parecchi poeti i quali, presi da passioni più umane e più vive per delle donne vere, parlavano con foga e con immediata commozione di queste donne, ma pur non ignoravano affatto che della loro donna si poteva parlare a certuni anche in senso mistico e simbolico; poeti che parlavano d'amore talvolta per gli affiliati alla setta e talvolta, dimenticando i vecchi convenzionalismi, perché veramente il cuore dettava dentro sotto l'impulso d'una passione.
Quest'ipotesi è quella che illumina per me la posizione spirituale del Boccaccio e del Petrarca.
5. Il Boccaccio
Il tema è tale che meriterebbe da sé solo tanto studio quanto ho potuto dedicarne finora alla poesia del dolce stil novo. Darò in proposito non già conclusioni ma, per ora, semplicemente delle impressioni, ponendomi delle domande.
È impossibile non riconoscere nella lirica amorosa del Boccaccio e del Petrarca una foga di affetti, una passionalità, una commozione d'amore ben diversa e ben più limpida di quella che manifestano i poeti dei quali ho già parlato. La loro poesia d'amore non presenta quella perpetua confusione dell'amore con la dottrina e, in genere, non presenta quelle oscurità e quei sottintesi che nella poesia precedente manifestano il carattere mistico segreto dei pensieri d'amore.
Per quanto riguarda la lirica del Boccaccio bisogna riconoscere che l'arte sua è arrivata a una tale finezza che non lascia di quegli sgorbi, di quelle assurdità, di quelle disarmonie evidenti che nel dolce stil novo tradiscono tante volte, come abbiamo visto, il pensiero convenzionale sotto la forma lirica.
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