Potrei addurre anche i miei versi buccolici, del cui sentimento io sono consapevole, ma ho giudicato tacerne». E basterebbero queste parole per assicurarci che leggere le opere minori del Boccaccio tenendosi soltanto al loro senso letterale sarebbe un non volerle intendere affatto.(625)
Ma non posso chiudere questo brevissimo accenno al Boccaccio senza ricordare il fatto che ci viene rivelato da una lettera del Petrarca(626) e che molto probabilmente si ricollega con l'attività settaria del Boccaccio e con qualche sentore che se ne ebbe in ambienti ecclesiastici. Quella lettera del Petrarca risponde a una lettera perduta del Boccaccio nella quale questi (come risulta dal contesto della risposta), gli raccontava terrorizzato che era venuto da lui un tale a nome di un certo Pietro nativo di Siena, religioso di gran nome e famoso ancora per miracoli operati. Questo Pietro (a quanto narrava il misterioso visitatore) prima di morire aveva veduto Gesù Cristo e conosciuto nella vista di lui alcune cose che riguardavano il Boccaccio, il Petrarca e altri poeti (!). Questo veggente morituro aveva incaricato il visitatore d'andare prima di tutto dal Boccaccio e poi da altra gente in Gallia e in Bretagna e per ultimo dal Petrarca e al Boccaccio doveva dire due cose: 1. Che a lui già sovrastava la morte, 2. Ch'egli dovesse rinunziare allo studio della poesia (!).
Il Boccaccio fu terrorizzato da questa visita. Il Petrarca gli scrisse su questo tema: «Nuovo e inusitato non è che fole e menzogna si coprano sotto il velo di religione e di santità e del giudizio di Dio si faccia mantello alla frode e all'inganno». Il Boccaccio col tempo parve rassicurarsi e non mise in atto il suo proposito di vendere i libri e di ritirarsi completamente dall'arte e dallo studio.
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