Bisogna infatti riconoscere:
1. Che il Petrarca si pone come continuatore della poesia dei «Fedeli d'Amore», della quale egli certo non poteva ignorare il significato.
2. Che alcune delle poesie del Canzoniere (a differenza delle altre) presentano un simbolismo complicato e oscuro.
Il Petrarca si pone evidentemente come continuatore della tradizione dei «Fedeli d'Amore» in quella canzone che è la quinta in vita di Madonna Laura e che comincia: Lasso me ch'i' non so in qual parte pieghi dove la prima strofe termina col primo verso di una canzone di Arnaut Daniel: Drez et razon es qu'ieu chan e m demori, la seconda strofe con l'incipit famoso di Guido Cavalcanti: Donna mi prega perch'io voglia dire, la terza con l'incipit di Dante: Così nel mio parlar voglio esser aspro, la quarta con l'incipit di Cino: La dolce vista e il bel guardo soave, la quinta con l'incipit dello stesso Petrarca: Nel dolce tempo della prima etade.
È evidente che il Petrarca si pone come continuatore della tradizione di tutti costoro e che sostanzialmente afferma di non differire da essi.
Infatti tra le sue poesie noi ne troviamo, ho detto, alcune che sono indiscutibilmente a chiave. Si ha un bel parlare della spontaneità e dell'immediatezza della poesia del Petrarca, ma evidentemente proprio quella canzone che il Petrarca mette in certo modo in schiera con quelle dei suoi illustri predecessori, e cioè la canzone Nel dolce tempo della prima etade, ricorda molto il vecchio gergo, e il Petrarca vi descrive certe sue buffissime trasformazioni effettuate dall'amore, che soltanto la critica «positiva» può credere che siano realistiche.
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