scritto avea di diamanti e di topazi;
«Libera farmi al mio Cesare parve».
Ed era 'l Sol già volto al mezzo giorno;
gli occhi miei stanchi di mirar, non sazi;
quand'io caddi nell'acqua, ed ella sparve.
Interpretazione comune della quale ognuno può vedere la superficialità e l'inconsistenza: la cerva è Laura che ha le corna d'oro perché è bionda (!). Stava all'ombra d'un alloro perché «il corpo di Laura si può intendere che ombreggiava l'anima» (!) Che la cerva è fatta libera da Cesare significa che Dio (!) l'ha fatta libera da tutte le imperfezioni (!). La sparizione della cerva significa la morte di Laura e il cadere nell'acqua la quantità delle lacrime che il poeta sparse per la sua morte (!) (sic) - Camerini.
Il Rossetti interpreta così: intorno a Carlo IV, disceso in Italia come erede della tradizione di Arrigo VII, si riaccesero tutte le speranze della setta che credette di divenire per opera sua libera e vincitrice. L'avarizia e la dappocaggine dell'Imperatore delusero in breve tanta speranza e la setta ricadde nella desolazione. La setta è anche qui, come in tanti altri casi, rappresentata come la solita cerva. Essa sta naturalmente all'ombra dell'alloro sacro, la pianta che sta sulle sorgenti significanti mille volte la tradizione settaria; la dicitura del collare nel sogno, promette appunto all'illuso poeta che la setta sarà fatta libera dal suo Cesare (Carlo IV). Ma il suo Cesare non mantiene la promessa, la bella cerva libera, la setta liberata, era soltanto un sogno e sparisce e il poeta cade nell'avvilimento e nella delusione.
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