Tale ipotesi fu in seguito accettata dal Mazzoni e dal D'Ovidio, e bene accolta dal Rajna. Gli argomenti a favore di quest'ipotesi sono numerosissimi e io li enuncio solamente. Il Parodi li riassunse nella Prefazione all'edizione del Fiore (Firenze 1922) pubblicata a fianco e nella stessa veste delle Opere di Dante, edite dalla Società Dantesca, ma separatamente appunto per il dubbio sulla sua attribuzione.
1. Com'è noto il Roman de la Rose, del quale il Fiore è un rifacimento in sonetti italiani, porta a un determinato punto il nome del suo autore: Jean de Meun. Al posto corrispondente e anche in altro passo, il Fiore ha invece il nome di Durante (Sonetti LXXXII e CCII). Questo «Durante» è un poeta certamente fiorentino e che scrive certamente nella fine del secolo XIII o al principio del secolo XIV, cioè negli anni nei quali viveva Dante Alighieri(628); e Durante era il vero nome di battesimo di Dante Alighieri.
2. Questo poeta, pure scrivendo i suoi duecentotrentadue sonetti con grandissima fretta, nel modo più sciatto e trasandato e spesso lasciando correre nella sua imitazione dei ridicoli francesismi, è persona che maneggia assai bene l'endecasillabo e il sonetto, e in molti punti si mostra capacissimo di fare dei bei sonetti. Se questo Durante non fosse Dante Alighieri, resterebbe il problema insoluto come mai sia esistito tra i fiorentini di quel tempo questo poeta, certamente notevole, che si chiamava Durante e del quale né il nome né l'opera appaiono altrove.
3. Questo «Durante» è anche una persona di profonda cultura e che non imita pedestremente.
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