Egli infatti inserisce per esempio di suo, a un certo punto del poema, il ricordo e la rivendicazione di Sigieri di Brabante, estranea al testo, e, come è noto, la rivendicazione di Sigieri è fatta arditamente proprio da Dante nel Paradiso(629).
4. Esisteva già prima della scoperta del Fiore una tradizione secondo la quale Dante, per mettere in guardia un marito contro l'ipocrisia di un frate, che si intratteneva con la moglie di lui, avrebbe scritto questa quartina:
Chi della pelle del monton fasciasseil lupo e tra le pecore il mettesse,
credete voi, perché monton paresse,
che de le pecore e' non divorasse?
Orbene questa quartina si è ritrovata poi essere la prima quartina del sonetto IIIC del Fiore.
5. Nel Fiore si parla due volte di un «frate Alberto» raffigurato come tipo di dissimulatore, e l'autore della seconda parte del Fiore si chiama, come è noto, Jean de Meun. Orbene esiste, come abbiamo veduto, un sonetto di Dante che accompagna una sua opera chiamata genericamente «pulzelletta» indirizzandola a un Brunetto. Questo sonetto non solo allude a dei «Frati Alberti» che intendono «ciò che è posto loro in mano», ma finisce col dire che se la «pulzelletta» parrà difficile a intendersi, ci si potrà rivolgere a «messer Giano» (che appare essere Jean de Meun).
Appare quindi per i due nomi contenuti nel sonetto di Dante e che si ricollegano al Fiore, che il sonetto debba aver accompagnato proprio il Fiore scritto da Dante.
Messer Brunetto, questa pulzellettacon esso voi si ven la pasqua a fare:
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