non intendete pasqua di mangiare,
ch'ella non mangia, anzi vuol esser letta.
La sua sentenzia non richiede fretta,
né luogo di romor né da giullare;
anzi si vuol più volte lusingareprima che 'n intelletto altrui si metta.
Se voi non la intendete in questa guisa,
in vostra gente ha molti frati Alberti
da intender ciò ch'è posto loro in mano.
Con lor vi restringete senza risa;
e se li altri de' dubbi non son certi,
ricorrete a la fine a messer Giano(630).
La forza di questi argomenti è tale e la convergenza di tutti questi indizi è così limpida, che a essi dovrebbero essere opposti degli argomenti molto seri per giustificare ancora il dubbio. Orbene il Parodi, dopo aver esposto gli argomenti di cui sopra, sospende il giudizio e lascia sussistere il dubbio unicamente perché non si rende nessun conto del valore simbolico e del profondo contenuto del Fiore. Infatti egli, dopo alcune obiezioni di poco conto scrive: «Non pare che il Fiore esiga tanto acume o sforzo d'intelletto per essere inteso, e anche meno poi che esso richieda appartate e silenziose meditazioni e rifugga dagli strepiti giullareschi. Posto che Dante non può essere stato così fiacco e strano nel caratterizzare un'opera come il Fiore, il riscontro dei "frati Alberti" e di "messer Giano" rimane soltanto uno dei più graziosi tiri che la verosimiglianza abbia giocato alla verità storica».
Da queste parole risulta evidentemente che la ragione vera per la quale il Parodi non considera come probativi gli argomenti sopra addotti, è che secondo lui il Fiore è una cosa senza alcuna serietà e senza nessun significato profondo che possa richiedere sforzo d'intelletto e silenziose meditazioni.
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