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      Per questo motivo il Parodi si rassegna a distaccare il Fiore dal sonetto a Messer Brunetto e si rassegna perfino a subire un grazioso tiro dalla verosimiglianza a danno della verità storica.
      E non solo egli si rassegna a questo, ma dovendo cercare chi possa essere quel messer Giano e spiegare tutta quell'aria di mistero con la quale si parla della «pulzelletta», deve andare a supporre che tutte quelle raccomandazioni di leggere la «pulzelletta» con attenzione e serietà siano burlesche. «Si potrebbe pensare a una canzonatura rivolta contro un dottore, che so io, di scienze occulte; ma è più semplice e naturale supporre che "messer Giano" facesse parte anche lui della brigata, e vi fosse famoso, per esempio, come uno al cui occhio nessuno riuscisse a tener nascosti i fatti suoi, anche più gelosi e segreti». Il Parodi continua ancora supponendo che nel sonetto dedicatorio Dante «da uomo di spirito, intenda prevenire co' suoi frizzi i frizzi con cui quegl'uomini di spirito avrebbero accolto pur gustandoli e ammirandoli, i suoi poetici e idealistici misteri».
      Come si vede, per il Parodi tutto si risolve in una serie di canzonature. Comincia lui, il Parodi, col sorridere un poco di Dante per i suoi poetici e idealistici misteri; suppone poi che Dante potesse mandare dei misteri idealistici a persone che ne avrebbero riso(631) e che per ciò, «da uomo di spirito», li canzoni lui prima di essere canzonato; suppone che Dante canzoni un ipotetico «messer Giano» che ha l'aria d'essere un «dottore di scienze occulte» e suppone infine, come conclusione generale, che la verosimiglianza giochi un tiro in questo caso alla realtà storica.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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