Ultima suprema canzonatura. Tutta quest'infelice soluzione del problema a base di canzonatura generale, deriva unicamente dal fatto che il Parodi, valentissimo filologo, ma che seguiva in questo la deplorevole tradizione della critica «positiva», ha creduto d'andare a fondo alla questione senza porsi neanche un istante il problema se nel Fiore non ci sia veramente un senso profondo, senza prendere neppure in considerazione, con il consueto disdegno, le idee del Rossetti, che aveva accennato fino a un secolo fa al contenuto settario e all'essenza mistica del Roman de la Rose «ou l'art d'amour est toute enclose».
Orbene, la spiegazione che abbiamo dato del significato simbolico e settario del Fiore, elimina completamente l'obiezione del Parodi contro l'attribuzione di quest'opera a Dante, elimina cioè l'unica vera obiezione esistente e viene a confermare in modo, per me indubitabile, che il Fiore è stato scritto da Dante Alighieri.
E tutto diventa chiaro.
Il Fiore è un romanzo simbolico settario.
Ecco perché Durante, cioè Dante, lo scrive e lo manda in giro, non a scopo d'arte, ma a scopo di propaganda settaria e per ciò lo butta giù in fretta, forse per commissione, nella maniera più trasandata e curando poco o nulla lo stile, lasciandosi trascinare nella fretta dall'imitazione delle parole (francesismi) tanto da rendere spiegabile la meraviglia di coloro i quali credono, molto a torto del resto, che Dante dovesse scrivere sempre e soltanto bellissime cose.
Ecco perché Dante manda il Fiore a un «messer Brunetto» (che non va affatto confuso con Betto Brunelleschi(632)), dicendogli nel sonetto accompagnatorio: «Vi mando per Pasqua quest'opera.
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