Pagina (644/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io stesso (e l'ho scritto), a proposito di alcuni sonetti che sapevo a memoria da ragazzo e che hanno un senso esteriore perfetto e una dolce armonia, ho provato questo piccolo disappunto nel vedere una nuova immagine mescolarsi con quel primo fantasma. Non mi è venuto in mente, e credo che non venga in mente a nessuno che intenda porsi il problema sul serio, che con ciò si sia distrutta la poesia. Io m'impegno di far sentire a chiunque lo voglia tutta la poesia incancellabile e immortale del sonetto «Tanto gentile e tanto onesta pare» o del sonetto «Guido vorrei che tu e Lapo ed io» parlandone come se fossero purissime poesie d'amore.
      Ma io devo respingere nettamente come antiscientifica e infondatissima una pregiudiziale di metodo che è espressa più o meno vagamente in questa e in altre parole del Bertoni, pregiudiziale che si potrebbe riassumere in queste parole: quando una poesia ha il suo senso completo in se stessa e la sua commozione artistica nel significato letterale, non ha un senso più profondo convenzionale simbolico o, posto che l'abbia, non si deve ricercare. Ho riespresso in parole chiare la pregiudiziale di metodo che il Bertoni non osa esprimere così, forse perché così chiarita mostra subito la sua pochissima consistenza, ma che evidentemente è nel pensiero del Bertoni perché egli stesso finisce con l'assegnarmi in via pregiudiziale quali poesie io dovrei escludere dalla mia indagine (quelle belle) e quali mi si concede di anatomizzare per ricercare il loro senso iniziatico (quelle brutte).


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Lapo Bertoni Bertoni Bertoni