Può essere sostenuta soltanto da chi ignori o voglia ignorare (e ormai bisogna cominciare proprio a dire che si vuole ignorare) tutta la storia della poesia persiana.
Ed è perfettamente inutile che il Tonelli si sforzi di «impiccolire» e quasi di rendere ridicolo l'oggetto dell'amore di questi poeti chiamandolo un «concetto astratto» perché tutti sanno che, anche a parte i poeti persiani, dal Cantico dei Cantici agli inni di Bardesane e ai versi della Commedia, la Divina Sapienza, non concetto astratto come gli piace dire, ma Idea mistica concepita da millenni come donna santa e pura, aveva suscitato canti d'amore tra i quali quelli del dolce stil novo non sarebbero davvero i più caldi e appassionati.
La pretesa onniveggenza della Chiesa. Il Tonelli continua ripetendo un'altra obiezione molto e molto vecchia essa pure e già ugualmente ribattuta:
«Come supporre ragionevolmente che tutte le eresie medioevali, anche le più segrete, siano state scovate dalla Chiesa, con quel fiuto infallibile che nessuno le può contrastare; e sia sfuggita alla sua ricerca proprio quella che si manifestava letterariamente con poesie che andavano in giro apertamente?»
Il Tonelli dimentica che delle eresie segrete medioevali, innumerevoli, confuse, fluenti l'una nell'altra, noi conosciamo proprio soltanto quelle che la Chiesa ha potuto e voluto individuare e che molte, pur note, passarono dall'esser segrete all'esser palesi e viceversa. Questa presunzione che la ricerca della Chiesa non debba aver lasciato nessun residuo di movimenti occulti nel Medioevo è veramente assurda e potrebbe forse essere sostenuta se il Medioevo si chiudesse col perfetto silenzio delle eresie.
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