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      Questa pretesa chiarezza è inventata per ingenuo artificio polemico. La Commedia è simbolismo oscuro che esprime idee ardite e ribelli, cattoliche nello spirito, ma ribelli alla concezione dominante nella Chiesa di allora e comunque da non mettersi a contatto con l'Inquisizione. Se di Dante «sappiamo dalla Divina Commedia quale fosse», sappiamo proprio questo, che le idee più profonde e ardite le nascondeva perché gli intelletti sani capissero e gli altri no. Ed è assolutamente falso che Dante, secondo me, abbia detto chiaro nella Divina Commedia il principio dei «Fedeli d'Amore», cioè che la Chiesa corrotta insegnava una dottrina diversa da quella che il Cristo le aveva affidata. Questa obiezione dunque non solo esce dal vero campo, che è una questione di fatto (c'era o non c'era il gergo?), per farne una questione di giudizio nettamente antiscientifica (Se ci fosse stato avrebbe significato mancanza di coraggio), ma anche come giudizio è nettamente falsa e insostenibile.
      L'attività pratica dei «Fedeli d'Amore». Il Vicinelli continua: «E poi che cos'hanno fatto in pratica questi «Fedeli d'Amore»? Cose da ingenui: la loro ribellione sta tutta nel comporre dei so-netti badando che nessuno li capisca e con dei sonetti... preparano la grande rivolta e l'età nuova».
      Anzitutto, se anche questi «Fedeli d'Amore» in pratica non avessero fatto molto, ciò non significherebbe davvero che il loro movimento non sia esistito. Non ci mancherebbe altro che partire dal principio che non sono esistiti altri movimenti spirituali che quelli che hanno fatto molto in pratica!


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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