Pagina (676/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Anche il Vicinelli vien fuori con la formuletta ironizzante: «tutti i settari dovevano essere poeti e tutti i poeti settari». Risponderò che non è affatto vero che tutti i dicitori per rima appartenessero a questo movimento e io stesso ho ricordato le eccezioni, e quanto all'esser tutti poeti mi dispiace che il Vicinelli faccia questa grossolana confusione tra l'esser poeti e scrivere dei versi, nell'enorme maggioranza (bisognerà pur ripeterlo), freddi stiracchiati e convenzionali come quelli dei «Fedeli d'Amore». Naturalmente a scuola si estrae da quei versi solo la quintessenza estetica lasciando sempre nell'ombra tutta la massa delle poesie oscure e simboliche o indecifrabili, che è quanto dire tutta la massa della quale non si capisce nulla senza ricorrere all'ipotesi di un gergo. E ripeterò anche a lui che se la sua obiezione valesse, varrebbe anche a negare l'esistenza del gergo nella poesia d'amore dei mistici persiani, cioè a negare... la luce del sole.
      Ancora dell'onniveggenza della Chiesa. Anche lui come il Tonelli rifrigge la vecchia obiezione che la Chiesa avrebbe dovuto saper tutto senza accorgersi (pare comunque che io abbia largamente risposto a questa obiezione, vd. pag. 17 e sgg.) Una cosa aggiunge, che i fedifraghi e i ribelli all'autorità della setta avrebbero dovuto informare la Chiesa e rivelarle i settari. Ora, a parte il fatto che la Chiesa a un certo punto entrò evidentemente in sospetto, ma giudicò opportuno di non andare a fondo appunto perché il movimento ormai decadeva e non era popolare né minaccioso, non è affatto vero che i ribelli delle sette vadano di necessità denunciando sempre tutto alle autorità nemiche.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Vicinelli Vicinelli Amore Chiesa Tonelli Chiesa Chiesa Chiesa