Ma quella verità amata è viva ed è pura nel gruppo iniziatico e l'amore per questa si mescola all'odio verso la Chiesa.
Se il Vicinelli continuerà a dire che in quelle rime «non c'è la più piccola possibilità oggettiva di un tale sdoppiamento» io credo che sia perché ha risoluto fermamente di non vederlo: non lo vede infatti neanche nel gioco della Pietra sotto la pietra!
La morte di Beatrice. Per quanto riguarda la Vita Nuova tutta l'opposizione del Vicinelli si riduce a chiudere anzitutto abilmente gli occhi sulle limpidissime spiegazioni che io dò del contenuto iniziatico di tante sue parti, e a concentrarsi su quei capitoli che io stesso ho dichiarato più oscuri e per i quali ho avanzato semplici ipotesi. Egli nega che la morte di Beatrice possa significare il conseguimento dell'ultimo grado della contemplazione, secondo la teoria di Riccardo da San Vittore e secondo l'interpretazione non soltanto mia, ma del Perez e del Pascoli, e possa anche (in altro passo del libro) esser usata a raffigurare la dissoluzione della setta che avvenne di fatto negli ultimi anni del secolo XIII. Io stesso ho accennato che quel punto di quell'oscurissimo libro simbolico e cabalistico che è la Vita Nuova, è particolarmente difficile posto che si tratti evidentemente di una storia scritta per i «Fedeli d'Amore» e alludente a fatti che essi soli ben conoscevano. Ma l'opposizione del Vicinelli posa sopra un presupposto nettamente arbitrario, e cioè che in un gergo artefatto una parola non possa avere più di un significato e che quindi la morte della donna non possa significare tanto la dissoluzione di un gruppo settario, impersonato nella donna stessa, secondo la convenzione del dolce stil novo, quanto l'ascensione mistica della sapienza alla contemplazione secondo la teoria di Riccardo da San Vittore che chiama questo processo spirituale «la morte di Rachele».
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