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      ) e perché: avendo visto con la sua Beatrice in Cielo:
      Quando ad Abraam guardò nel sinonon riconobbe l'unica fenice
      che con Sion congiunse l'Appennino.
      Avevo spiegato che il rimprovero di Cino a Dante è di aver raffigurato come sua quella dottrina unica e sempre rinnovata (Fenice) che ricongiunse l'Italia alla vera fede di Cristo.
      Il Vicinelli si vuol contentare d'intendere, in quel ricongiungimento dell'Appennino con Sion, il fatto che Selvaggia morendo sull'Appennino di lì era partita per il Paradiso. La necessità di dover ingoiare il senso letterale ha abituato i nostri letterati a contentarsi di tali miserande stiracchiature, ma li porta anche a non domandarsi (ché sarebbe troppo scomodo il rispondere), perché Selvaggia sarebbe stata una fenice e perché unica (quasi che non ci fossero state mai altre donne a ricongiungere in quel senso l'Appennino col Cielo!), e perché la grossolana stupidaggine di tutto quel sonetto che vuol far andare all'Inferno Dante per due dimenticanze di questo genere. E naturalmente il Vicinelli come gli altri, abituati a scuola a veder gli alberi e non il bosco, non si accorge che il rimprovero di non aver riconosciuto l'unica fenice è stato scagliato contro Dante velatamente anche da Cecco d'Ascoli nell'Acerba e che si tratta di quella stessa fenice che, riprendendo vigore, avrebbe dovuto, secondo le parole di Arrigo Baldonasco, schierarsi contro Federico II che l'aveva tradita!
      Il «Dante che non nascondeva». Il Vicinelli riprende per una seconda volta quel solito artificiosissimo luogo comune del Dante che non nascondeva nulla e che non avrebbe nascosto nulla.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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