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      Dopo questo vedo scritto: «Il Fiore ch'egli senz'altro attribuisce a Dante», frase che mi presenta quasi come uno che ignori ii dibattito e che con grande leggerezza attribuisca le opere a questo o a quello secondo che gli fa comodo; devo quindi far osservare che quella frase non può essere stata scritta altro che da uno che non abbia letto il mio libro fino in fondo. Che se dovessi pensare che il Sapegno l'ha scritta dopo aver letto la mia lunga discussione in proposito e le conclusioni sempre caute che ho presentato dovrei dare del suo metodo critico un pregiudizio anche più grave.
      Così pure osservo che nel presentare la mia tesi egli tace completamente un fatto d'importanza fondamentale, il parallelismo cioè tra il processo della formazione del gergo nella poesia italiana quale noi lo vediamo e il processo analogo, riconosciuto da tutti come certissimo, nella poesia arabo-persiana a essa contemporanea.
      Delle molte interpretazioni della poesia d'amore. Il Sapegno afferma: «Anzitutto non è vero che l'interpretazione letterale delle poesie d'amore del Duecento e del Trecento sia così difficile e controversa» e ripete le cose già ridette dalla tradizione scolastica e cioè che quelle poesie sono spiegabili con la «speciale maniera di concepire la passione amorosa ecc., maniera che pare ridicola... ed è invece spiegabilissima storicamente e psicologicamente».
      Le prove che egli porge di questa spiegabilità per esempio sono le seguenti:
      1. Egli afferma che gli «otto comandamenti» dati dal Cavalcanti nel sonetto: «Otto comandamenti face amore» e che io ho dichiarato non corrispondente all'amore vero, ma invece molto più chiaramente a una legge mistico-settaria, «possono benissimo apparir necessari nel significato speciale dell'amore degli stilnovisti». Lo afferma e passa avanti, ma si guarda bene dallo spiegare perché quella massima «non amar donna altrui» che d'altra parte contraddirebbe nettamente a quanto la tradizione scolastica ci racconta intorno a questi poeti e specialmente ad alcuni casi speciali della loro vita.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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