Come mai la strana massima «Religion guardar dall'altro lato ben provveder di porresi in su grado», che contraddice così stranamente a quanto sappiamo di Guido stesso, e in quel «porresi in su grado» esprime certo una cosa alquanto strana, come mai tanto bisogno di ardimento (che ardimento ci dobbiamo avere) se si trattava solo di ammirare una donna e innalzarla a simbolo divino?
Il Sapegno mi dice che di alcune frasi che io trovo strane e assurde alcuni filologi hanno dato varie spiegazioni, anzi vorrebbe per esempio, che a proposito del sonetto che io chiamo sconclusionato: «Dante, un sospiro messagger del core» io avessi prima discusso le moltissime interpretazioni già offerte.
Ma io non ignoro certo che da secoli la scuola realistica si è affannata a rabberciare qua e là il senso confuso oscuro e inafferrabile nella sua essenza e nel suo spirito di questa poesia, ma è proprio quest'immensa fatica d'interpretazione che da tanti anni si deve esercitare sopra queste poesie d'amore che apparentemente sono scritte per delle donne, per commuovere delle donne amate, quella che rivela l'assurdità generale, diffusa, insanabile di tutta questa poesia.
Non s'accorge il Sapegno che quando di una poesia d'amore egli mi cita le «moltissime interpretazioni», conferma senza volerlo che un senso chiaro non c'è e che c'è invece intorno a questa poesia d'amore un vecchio arrabattarsi di filologi che non riescono a persuadersi gli uni con gli altri? E non si accorge che viene con ciò a confermare che la chiave del gergo dei «Fedeli d'Amore» che altri prima di lui, dal D'Ancona al Bertoni, hanno riconosciuto esistere, pur riducendola con preventiva sicurezza a gergo letterario, non è stata trovata?
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