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      La canzone sarebbe una cosa tutta chiara con qua e là qualche oscurità! E pensare che Dante dice della canzone che si dovrebbe fare, quando trova un amico di virtù, «di color nuovi», il che significa, come è chiaro, trasformarsi intieramente avanti a lui, e quel che più importa e che naturalmente il Sapegno tace, è che, fatta così di color nuovi, dovrebbe far desiderare agli amorosi cuori il Fiore, il solito Fiore (Rosa), la solita santa Sapienza degl'iniziati:
      Ma s'elli avvien che tu alcun mai truoviamico di virtù, ed e' ti priega,
      fatti di color novi,
      poi li ti mostra; e 'l fior, ch'è bel di fori,
      fa disiar ne li amorosi cori.
      Questo così trasparente commiato che ricollega ancora una volta la lirica simbolica di Dante al Fiore e alla Rosa, grida troppo chiaro. E allora il Sapegno, con uno dei soliti artifici filologici, trova il modo di metterne in dubbio l'autenticità, perché non si trova in tutti i codici. E lo credo bene che, così pericoloso e trasparente com'era, qualche trascrittore abbia giudicato più opportuno lasciarlo da parte! Ma che ci possa essere stato qualcuno così stupido da aggiungere più tardi un congedo di questo genere lo lasceremo credere al Sapegno.
      Per quanto riguarda le canzoni Petrose, credo che la mia tesi apparirà ben più chiara (anche per il contributo che a questa chiarificazione ha portato il Formichi e del quale parlerò), dopo quanto ho risposto in proposito al Vicinelli, spiegando che la duplice donna che io vedo nelle Petrose, l'una malvagia e nemica, l'altra degna di tutto l'amore, non sono propriamente e sempre la Chiesa e la verità della setta contrapposte, ma la Chiesa corrotta e la santa verità che essa contiene in sé, in modo che verso la duplice donna è diretto l'amore-odio di Dante, come appare nella maniera più limpida nel sonetto «Deh, piangi meco tu dogliosa pietra», dove la pietra malvagia, corruzione della Chiesa, che era «già bianca e ora è nera e tetra / dello colore suo tutta distorta» tiene nascosta ma ancor viva la donna amata, contendendola all'amante.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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