Primo. L'obiezione «non piccola» (dice lui) che alcune parti del libro sono erotiche e oscene, obiezione ridicola perché i libri a trama iniziatica sono spesso infarciti di episodi e di digressioni d'ogni genere (ha letto mai il Sapegno l'Asino d'oro di Apuleio?).
Secondo. L'affermazione che «occorrerebbe poi dimostrare d'altra parte (cosa difficilissima) i rapporti storici e formali di esso (del Fiore) con il dolce stil novo».
Cosa certo difficilissima dimostrare questi rapporti al Sapegno che, avendoli io dimostrati limpidissimamente in un apposito capitolo, si è scordato di leggerlo ed è andato dicendo che io attribuisco senz'altro il Fiore a Dante! Che i poeti del dolce stil novo non conoscessero il Roman de la Rose è veramente presunzione alquanto strana e quanto ai rapporti del Fiore col dolce stil novo basti ricordare che anche quelli che dubitano che l'autore del Fiore sia Dante, riconoscono che quel Durante è un fiorentino che lo scrive per gli italiani proprio nel tempo in cui fiorisce lo stil novo. E questo, senza parlare della mia dimostrazione (che il Sapegno non ha letto), del fatto che le oscurità mistico-simboliche del Fiore spiegano perfettamente perché Dante lo accompagnasse col sonetto a messer Brunetto dicendo che:
la sua sentenzia non richiede frettané luogo da rumor né da giullare,
anzi si vuol più volte lusingareprima che in intelletto altrui si metta.
Questo sonetto che allude anche a «frati Alberti» (Frate Alberto è un personaggio del Fiore) e a «messer Giano» (Jean de Meun è l'autore del Roman de la Rose), sarebbe parso al Parodi definitivamente probativo se non fosse che per il Parodi il Fiore è cosa senza alcuna serietà e senza nessun significato profondo e quindi il sonetto non può alludere al Fiore!
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