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      È una manifestazione addirittura violenta del suo proposito di non voler capire.
      Cecco d'Ascoli ne L'Acerba discute col Cavalcanti e con Dante alcuni particolari della loro dottrina d'amore, che dunque egli evidentemente conosce e che fondamentalmente dev'essere vicina alla sua, perché sarebbe stato veramente uno sciocco a discutere con loro se l'oggetto dell'amore fosse stato del tutto un altro: per gli uni la donna, come vuole il Sapegno, sia pure idealizzata, e per lui, come chiaramente deve riconoscere il Sapegno, l'Intelligenza attiva. Quando un poeta dichiara in modo così aperto che il suo amore è amore per l'Intelligenza attiva e nello stesso tempo a pochi versi di distanza tratta i particolari della dottrina d'amore coi poeti del dolce stil novo, vuol dire che egli sa troppo bene che anche per loro l'amore ha questo significato, cosa che del resto sappiamo tutti, perché chiunque non voglia avere gli occhi ben chiusi capisce che se l'amoreVien da veduta forma che s'intende
      che prende nel possibile intellettocome in subbietto loco e dimoranza,
      posto che l'obietto di quel subbietto che è l'intelletto possibile non è e non può essere altro che l'Intelligenza attiva, che in esso appunto prende loco e dimoranza, queste parole del Cavalcanti riconfermano in altra forma che l'amore è amore per l'Intelligenza attiva.
      Ma il Sapegno dice che tutti questi rapporti non dimostrerebbero nulla, e io comincio a disperare che sia mai possibile dimostrargli cosa alcuna, tanto più che egli sa chiudere così bene gli occhi da affermare che il sonetto del Petrarca «Tu sei il grande ascolan che il mondo allumi» e la risposta dell'ascolano «Io solo sono in tempestati fiumi», il primo che domanda a lui astrologo di leggere nelle stelle se il Petrarca sarà mai felice dell'amore della sua donna, l'altro che gli risponde semplicemente: sono infelice, non spero più nulla, la mia guida m'ha ingannato «e vo traendo guai sotto il suo velo», non rispondono l'uno all'altro fuori tono come dico io.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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