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      In mezzo alle piazze cinta d'onore associata alla purezza spesso senza pompa incedeva. Come però una volta andava con le faci accese per le tenebre della notte e per un caso, che conteneva qualche cosa d'opportunità, il vento estinse le faci, i soli raggi che da essa emanavano rischiararono chiaramente la via a lei e ai suoi compagni. E le genti che erano con lei furono stupefatte e dopo d'allora non dubitano più dei miracoli. Questa io vidi con gli occhi miei e ancora la vedo. E a lungo domandai d'essere il minimo dei suoi servi e non volli ottenerlo senza meritarlo e passai giorni e notti e anni e moltitudine di anni e camminando per vari anfratti dubbi e avversi, ricercandola non la potei rinvenire né vedere. Sarai dunque meravigliato, o fanciullo, se io dico che in essa ritrovai la mia fortezza?»
      È comodo, non è vero, avanti a un documento come questo, parlar di stranezza e tirare avanti? È il metodo classico della tradizione scolastica adoperato per non capire e non voler capire e che il Sapegno ha davvero imparato benissimo! È vero che la vedova è un'espressione risaputissima di carattere nettamente settario, è vero che la famosa canzone di Lauretta della quale il Boccaccio, suo autore, dice che ha un senso sublime, parla appunto della vedova di un marito ottimo (l'antica Chiesa pura), che non ha conservato la sua vedovanza per diventare ricca e che vorrebbe tornare al primo marito, è vero che tutto questo riporta allo stesso concetto che questa donna amata sia la vera dottrina di Cristo, è vero che il motivo dei capelli che si vedono appena è nettamente riconnesso a un motivo della poesia in gergo persiana dove i capelli della donna sono precisamente i misteri di Dio, è vero che alcune frasi ricordano nettamente frasi della Vita Nuova: «In mezzo alle piazze cinta d'onore, associata alla purezza.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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