Anche qui dunque quest'altra demolizione di tutta l'ipotesi del Valli è semplicemente un grossolano qui pro quo del critico e un'altra riprova che, con tutta l'apparente minuzia della sua critica, egli ha letto il mio libro molto superficialmente. Ugualmente egli ripete vecchie e ribattute obiezioni quando torna fuori con l'idea che se ci fosse stata una setta, certamente l'Inquisizione se ne sarebbe accorta e ci avrebbe lasciato il documento. Ho risposto in proposito al Tonelli ed è inutile che mi ripeta. Il Sapegno aggiunge che la testimonianza dello Squarzafico sul processo intentato al Petrarca e ad altri poeti è la sola testimonianza documentaria che io posso portare a sostegno della mia tesi.
Ciò è inesattissimo perché le parole del Padre Vernani sulla frode che stava sotto la poesia di Dante e le misteriose minacce al Boccaccio documentate nelle Senili del Petrarca, sono altri documenti. Quanto al processo, egli dice semplicemente che la testimonianza è tarda e indiretta (voleva che fossero proprio i poeti a testimoniare d'aver fatto una setta segreta!) e, non sapendo assolutamente nulla di questo processo sentenzia per altro che esso «riguardava la mentalità platonica e umanistica del Petrarca e dei suoi amici», mentre lo Squarzafico dice chiaramente che allora ogni poeta ereticus dicebatur!
Ho risposto anche a proposito dell'obiezione che mi pare il Sapegno riprenda dal Vicinelli, secondo la quale i dissidenti avrebbero dovuto denunciare i compagni, che questo fatto nelle altre sette è accaduto qualche volta sì e qualche volta no, e ho spiegato perché non poteva accadere.
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