Allora a noi le poesie in gergo (chiaramente riconosciute da tutti in gergo) e le poesie limpide, si presentano come due casi estremi dell'espressione convenzionale iniziatica. Nelle poesie limpide l'espressione è perfettamente riuscita a velarsi di un senso esteriore chiaro e plausibile, in quelle che si devono riconoscere in gergo non è riuscita, per ragioni di fretta o per altre ragioni, a trovare nessuna coerenza esteriore, mentre nell'enorme maggioranza delle poesie, cioè nelle torbide o complicate è riuscita malamente, come era prevedibile, a trovare questo senso esteriore coerente.
Ognuno dovrà riconoscere che noi spieghiamo più fatti di quanti non ne spieghi la scuola tradizionale e che, per questo, secondo i canoni del metodo scientifico, la nostra ipotesi è superiore. Noi possiamo perfettamente darci ragione delle poche poesie ben riuscite, delle poesie limpide (e ci diamo ragione anche del perché sono poche); la scuola tradizionale a darsi ragione delle poesie in gergo non ci si prova neppure. Tutt'al più si contenta di sofisticare miserevolmente sulle interpretazioni nostre.
Ma è necessario che io esamini un po' più da vicino gli artifici polemici nei quali si concreta la tattica dei nostri avversari quando abbandonano quella prima trincea che costituiva il rispondere con tronfi disdegni e con diffamazioni.
Questi artifici polemici sono fondamentalmente tre:
1. Riprendere e intensificare il lavoro di paziente rammendatura degli infiniti strappi del senso letterale di questa poesia per tentar di ridurla chiara, logica e coerente.
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Riprendere
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