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      Ciò che più importa è che quando si creda di spiegare le oscurità di una parte delle poesie con l'innalzarsi dell'amore comune in una sfera dottrinaria e filosofica, non si è concluso nulla, perché le oscurità più controverse vengono fuori da quelle tante poesie che si possono chiamare pettegole, stranissimamente intromesse fra queste altre poesie dottrinali, poesie che sono rimproveri, scambi d'insulti fra i «Fedeli d'Amore», minacce oscure, accuse d'indegnità, disperazioni per avvenimenti tutt'altro che chiari, avvertimenti oscurissimi riguardanti donne lontane (Pinella, Mandetta, la giovane di Pisa - che sono gruppi settari), evidenti ragguagli sulla situazione morale o religiosa di luoghi da dove il poeta scrive, trasmessi in forma volutamente oscura.
      È l'infinito pettegolezzo che si presenta anche più incomprensibile delle poesie dottrinali e metafisiche, e tanto più incomprensibile quanto più i pensieri erotico-dottrinali altissimi sembrano dover accomunare gli spiriti in contemplazioni ultraterrene. Le poesie dottrinali dimostrano da sole che quell'amore non era affatto il solito amore, ma l'infinito pettegolezzo dimostra che quegl'innamorati avevano tra loro legami strani e occulti e comunicazioni segrete. È l'infinito pettegolezzo che dà il senso chiaro dell'esistenza di un tumultuoso gruppo iniziatico, che d'altra parte il Barberino, parlando di «saggi e coverti» che intendono le poesie, chiaramente rivela. Ma c'è di più. Quando a fatica si fossero rabberciati tutti gli squarci del senso letterale di queste poesie, non si sarebbe concluso nulla.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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