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      Metodo polemico comodo ma non fatto per aiutare a vedere la verità! E così si dica di tutte le altre spiegazioni più limpide e incontrastabili sulle quali i miei contraddittori sono saltati allegramente, contentandosi persino di dire per esempio, che l'episodio della «vedova» del Barberino, il quale dichiara avanti a chiunque voglia leggere il fatto dell'esistenza di un gruppo iniziatico, è «strano», passando avanti o facendo a proposito della mia limpida spiegazione del sonetto in gergo di Cino: «Perché voi state forse ancor pensivo» dei cavillucci da far pena. Naturalmente non una parola intorno ai «Signori saggi e coverti» che secondo Francesco da Barberino potevano, essi soli, capire una poesia, non una parola del suo invito a venire da lui netto e stretto (puro e impegnato al silenzio) mandato a chi voglia sapere bene chi sia la sua donna «Se tu savessi bene la donna chi ell'ene...», non una parola della poesia di Arrigo Baldonasco contro un potente (Federico II) che canta per rallegrare la gente cui fece mal patire e al quale si minacciano le vendette della «Fenice», non una parola insomma di tutti i punti incontrovertibili! E non una parola o chiacchierette insulse, bisogna pur dirlo, della Divina Commedia che sta in mezzo a tutto questo movimento con due grandi testimonianze:
      1. L'identificazione della donna amata con la Sapienza santa alla quale è stato usurpato il posto sul Carro della Chiesa.
      2. Un sistema occulto d'espressioni e di simboli che, intuito da Ugo Foscolo, è stato chiarito ormai dalla nostra scuola che deriva da lui.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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