È comodo, via, è un po' troppo comodo il fingere di dimenticare che la nostra scuola, alla quale si vuol rimproverare oggi di vedere nella poesia d'amore segreti che non ci sono, ha chiarito, or sono pochi anni, nella Divina Commedia segreti che nessuno aveva illuminato! Dei miei oppositori, mi risulta che quasi tutti riconoscono valida e legittima la scoperta da noi fatta delle simmetrie della Croce e dell'Aquila nella Divina Commedia, anche quelli che non ne parlano, ma mi par che quasi tutti girino intorno a questo tema proprio perché non è possibile negare ormai la nostra scoperta e in questo caso annoia il riconoscerla! Ma io non accenno a questo fatto per vantare un titolo alla considerazione dei nostri argomenti. Noi potremmo anche aver dimostrato chiaramente la struttura segreta della Divina Commedia sulle simmetrie, non mai viste prima, della Croce e dell'Aquila, e sbagliare o esagerare quando vogliamo interpretare tutta la poesia d'amore. Il silenzio dei nostri avversari sulla Divina Commedia è artificioso per un'altra ragione, perché vuol distogliere l'attenzione del critico stesso e del lettore dal fatto incontrovertibile, innegabile, che l'attività dei «Fedeli d'Amore» culmina proprio in un poema nel quale la donna si rivela Sapienza che dovrebbe stare sul carro della Chiesa e dove, con le simmetrie innegabili e occultate della Croce e dell'Aquila, si vuole esprimere un pensiero ardito e ribelle che doveva essere comprensibile evidentemente per alcuni, reso incomprensibile per gli altri.
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