Anche su questo fatto, che grida troppo chiaramente il carattere, la natura, lo stato d'animo dei «Fedeli d'Amore», e dimostra troppo limpidamente la loro capacità di giocare un gioco occulto contro la Chiesa corrotta e sotto i suoi occhi, anche su questo fatto si tira il comodo velo del silenzio.
Il terzo artificio: le paratie stagne tra le diverse poesie dei «Fedeli d'Amore». La critica avversa, per quanto si esaurisca nei rammendini del senso letterale delle poesie del dolce stil novo e abilmente sorvoli sulle chiarificazioni nostre, mi par che abbia ormai nettamente il senso che l'esistenza di un movimento occulto e di un'organizzazione iniziatica sia stata da noi sufficientemente dimostrata per quel che riguarda alcune opere didascaliche e simboliche che stanno intorno al gruppo delle liriche dei «Fedeli d'Amore»: opere come il Fiore, L'Acerba, I Documenti d'Amore. E allora, poiché a qualunque costo bisogna salvare dalla contaminazione il gruppo delle liriche care a chi si diletta di lirica pura (e care soprattutto a chi sul loro significato letterale ha costruito tante teorie e tanti romanzetti), la tattica avversaria si svolge con un terzo obiettivo: creare delle paratie stagne tra il gruppo delle liriche da difendere e i poemi più evidentemente mistico-iniziatici.
E qui il lavoro dei nostri avversari diventa più affannoso e, mi sembra, più goffo, tanto più che i fatti che via via vengono in luce travolgono via via queste paratie stagne. Il Roman de la Rose, il Fiore! Eh sì, è chiaro che lì c'è odor di segreto e di eresia e di gergo, ma nessun rapporto tra il Roman de la Rose e le nostre liriche sacre!
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