Ed ecco che ne L'Acerba stessa Cccco d'Ascoli grida contro Dante, andato per una via più ortodossa, che egli sta all'Inferno per la sua «fede poca», il che non solo conferma i rapporti tra i due, ma dà a questi rapporti un carattere molto profondo e molto strano.
Ma, a che serve innalzare la paratia stagna tra l'Intelligenza attiva amata ne L'Acerba, e le soavi e inattaccabili poesie del dolce stil novo, quando una delle poesie programmatiche del Cavalcanti, «Donna mi prega», dice chiaramente che l'amore viene da una forma che prende «loco e dimoranza nell'intelletto possibile» e che quindi non può essere se non l'Intelligenza attiva?
Il nemico è dentro la fortezza, il nemico, il simbolo, l'espressione convenzionale che cambia tono e valore e significato a ogni altra espressione che la circonda!
I Documenti d'Amore di Francesco da Barberino sono (mi par che pensino i nostri avversari) un libro che tutti riconosceranno come settario - per oggi ci barcameniamo un poco senza dire né sì né no, domani dovremo forse riconoscerlo anche noi; ma intanto innalziamo a buon conto una paratia stagna tra il gergo che quasi certamente risuona là e la poesia d'amore che vogliamo sia per forza lirica pura: diciamo che è tutto un altro ambiente, approfittando del fatto che lo stile letterario è certamente diverso e meno raffinato. Poveri sforzi! La vita di Francesco da Barberino si è svolta parallelamente a quella di Dante. Sono nati tutti e due in Toscana, quasi nello stesso anno (Barberino 1264 - Dante 1265). Barberino ha studiato a Bologna insieme a Cino da Pistoia e a Onesto da Boncima; hanno respirato la stessa aria, le stesse idee.
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