Ma il solo innegabile contrasto tra il Convivio e la Vita Nuova tra la Donna Gentile che Dante ci dice essere la filosofia e la Gentilissima che ci vogliono far credere essere semplicemente una donna morta, conferma la simile natura delle due donne.
E che giova innalzare artificiosamente tutte queste paratie stagne quando il mistero, la cabala, la preterizione, l'affermata volontà di non essere inteso da tutti, le più vecchie e più risapute formule settarie (il nascere a vita nuova, i ritmi novennali, ecc.) percorrono la Vita Nuova da capo a fondo, quando dentro la Vita Nuova stessa si trovano quegli enormi squarci d'assurdo del senso letterale non rammendabili in nessun modo, come quello di Dante che scrive «ai Prìncipi della terra» per annunciare loro la morte della moglie di Simone de' Bardi, e non parla di quella morte «per non essere laudatore di se medesimo»?
Anche qui la difesa è definitivamente compromessa perché il nemico, il gergo, il pensiero mistico-convenzionale è nel cuore stesso della fortezza, esso s'intreccia indissolubilmente con quei pochi delicati componimenti lirici che si crede di dover salvare.
Il Bertoni, quasi per una felice intuizione del fatto che è ormai impossibile negare la mia tesi interamente, pare che lasci da parte molte pseudo-argomentazioni per gridare che in fondo questo gl'interessa, che la mia dimostrazione non arrivi a toccare le poesie dove «risplende la lirica vera» per paura che io recida «il fiore della poesia». Torno a ripetergli che egli può stare tranquillo.
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